
“Il mondo è un pullulare di eventi quantistici elementari,
immersi nel mare di un grande spazio dinamico che si agita come le onde di un mare d’acqua.”
Carlo Rovelli
Quando mi sono iscritta al CIMD ricordo che la direttorice artistica Franca Ferrari domandò alla classe “Che cos’è un movimento?”. Anni di studio e mi accorsi che non mi ero mai veramente posta la domanda. Era un’azione che davo per scontata. Un movimento è un movimento. E probabilmente è quello che pensiamo tutti dal momento che ne compiamo a migliaia ogni giorno in maniera automatica. Che bisogno c’era di analizzare un fatto così familiare, così intimo che ci appartiene da sempre, ancor prima di venire al mondo?
LA MAGIA DEL GESTO INTEGRALE
La risposta più convincente alla fine fu: “un cambio continuo di relazione tra le parti”. Lo ricordo come un momento illuminante. In effetti non si trattava di un atto che si compiva tutto in una volta, ma piuttosto di un processo, di una successione straordinaria di eventi.
C’era un tempo in cui il movimento nasceva nella mia intenzione, in cui si manifestava, uno spazio in cui si compiva, in cui terminava, e poi c’era come una sorta di eco del movimento che continuava a viaggiare internamente, anche se stavo apparentemente “ferma”.
Quello stesso giorno compresi che lo stato di immobilità non esiste.
Si tratta di un’invenzione della mente, non ha a che fare con la natura delle cose.
Se volgiamo lo sguardo all’interno, alla stessa composizione del nostro corpo, fatto di apparati neuronali, ossa, muscoli, tendini, sistemi articolari, capiamo allora quanta complessità ci sia anche dentro ad un piccolissimo gesto: posso muovere un mignolo senza che tutta la mano risponda? Posso far accadere qualcosa in un punto del mio corpo senza che qualcos’altro accada da qualche altra parte di conseguenza? Direi di no, qualsiasi impulso che nasce nel nostro organismo genera una conseguenza sul nostro intero sistema. Un bacio sulle labbra, lo sappiamo bene, può viaggiare ovunque. Ecco la magia che non sapevo spiegare.
Già, anche il nostro corpo, come l’intero universo, subisce l’effetto farfalla.
Ogni evento percettivo dentro di noi vibra, è soggetto a una durata.
Così un battito d’ali qui può generare un uragano dall’altra parte del mondo, e mentre qualcosa accade da una parte contemporaneamente qualcos’altro sta già accadendo altrove: se muovo una parte del corpo, tutto il corpo si modifica, quindi piuttosto che di movimento si tratta di una catena di movimento, di una perturbazione, di un’increspatura che ha senz’altro un’origine ma che via via coinvolge tutto il nostro essere fisico.
Ogni movimento non può che essere onda.
ANATOMIA DEL MOVIMENTO
Negli anni mi sono soffermata più volte ad analizzare il processo del movimento e ho letto molto a riguardo soprattutto di neuro-fisiologia. La cosa più interessante è stata accorgermi che un movimento può esistere senza essere sempre visibile.
Così ho prestato attenzione a tutte le sue fasi:
> il movimento nasce: sviluppo l’intenzione del gesto, ovvero scelgo cosa muovere per poi lasciare che questo impulso crei un riverbero sul tutto il mio sistema. Qui il movimento non è ancora visibile.
> il movimento fiorisce: il gesto si manifesta e diventa visibile. Inizia una “storia del gesto” che ha delle caratteristiche precise: una certa energia, una certa direzione, una certo programma spaziale, un certo tempo.
> il movimento si sviluppa: il gesto viene sostenuto da un flusso. Possiamo assistere ad una continua variazione nella relazione delle nostre parti. Inizia la dinamica.
> il movimento termina: il gesto si avvia a concludere naturalmente la sua parabola ma non finisce, piuttosto crea una sorta di sospensione, di piccolo vuoto, una dimensione di transizione per permettere la nascita di un nuovo movimento.
> il movimento… “continua”: la vibrazione generata dal gesto continua a scorrere ed essere percepita dall’interno. A questo punto il movimento diventa non più visibile ma percepibile. Il danzatore continua a vibrare anche se è apparentemente fermo.
IL MOVIMENTO CONSAPEVOLE
Tutto questo accade sempre, ogni volta che ci muoviamo, ma non ne siamo consapevoli perché siamo troppo impegnati sul piano mentale per accorgerci di quello che accade su quello fisico.
La danza in questa ottica è sostanzialmente un allenamento ad accorgerci di quello che succede, quando succede.
Rendere consapevoli i propri gesti non è solo una pratica, significa darsi l’opportunità di vivere pienamente, di partecipare dei movimenti che ci abitano, da quelli più piccoli e intimi a quelli più ampi e visibili. Solo così potremo provare piacere nel sentire che ognuno di loro ha la sua ragione d’essere, la sua archeologia, il suo vissuto di memorie.
Questo è quello che si fa in sala danza. Dare ad ogni movimento un’intenzione consapevole, una dignità, un’attenzione che ci permetta di attraversare ogni gesto intensamente, ma anche di guardarlo nella sua bellezza manifesta, di offrirlo agli altri, di portarlo con meraviglia e sorpresa, di onorarlo, perché è parte di noi e della nostra biografia.
Ogni azione con la sua energia, la sua esitazione, la sua insicurezza, la sua particolare qualità è di fatto il modo in cui esprimiamo la nostra vita: poetica, goffa, triste, euforica, confusa.
Tutta la nostra esistenza non è che un insieme di movimenti, un processo appunto, di piccole e grandi scelte che sono nate da un’intenzione più o meno precisa, un insieme di decisioni che abbiamo voluto portare avanti, sviluppare e a volte interrompere. E ogni movimento compiuto, nel suo susseguirsi, ha generato delle conseguenze, tracciato una via, che ci ha portati necessariamente da qualche parte, o meglio, esattamente dove siamo ora.
Avere cura dei propri movimenti, viverli e attraversarli con tutto il nostro essere riconoscendo che dentro a questi c’è un’intenzione guida, un’emozione, una missione, può davvero rivoluzionare il nostro modo di stare con noi stessi e con gli altri.
La danza consiste proprio nel riconoscimento di questa densità che ci fa sentire presenti e vivi, nella quale ci riconosciamo come esseri unici e irripetibili.
Di un gesto ci siamo innamorati, di un gesto ci siamo ricordati, un gesto ci ha fatto restare o andar via per sempre, e forse è stato proprio lui, nei momenti più intensi della nostra vita, il gesto, a sostituirsi a quella parola che non poteva contenere completamente la nostra intenzione, la nostra emozione, la nostra vera essenza.
Sei interessato a questo tipo di approccio al movimento? Scrivi a marta∂dancinghouse.it. Scopri i corsi settimanali, i workshop week end e le lezioni individuali. E se vuoi puoi dare un’occhiata su Facebook e sulla mia pagina Instagram dove puoi entrare direttamente in sala e guardare quello che facciamo!
Grazie per il tempo dedicato alla lettura di questo articolo.
I contenuti presenti sul blog “Appunti Dinamici” dei quali è autore Marta Zacchigna non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all’autore stesso. È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore. Copyright © 2023 – 2024 Appunti Dinamici by Marta Zacchigna. All rights reserved.
No Comments
Sorry, the comment form is closed at this time.