Appunti Dinamici

Il blog di Marta Zacchigna sulla Danza Contemporanea

COM’È UNA LEZIONE DI DANZA CONTEMPORANEA

COM'È UNA LEZIONE DI DANZA CONTEMPORANEA copertina

Nell’immaginario collettivo la lezione di danza si struttura come una serie di esercizi in cui si imparano dei movimenti con uno stile codificato. Non è (sempre) così.

“Non cerco di ballare meglio degli altri. Cerco solo di ballare meglio di me.”
Michail Baryšnikov

L’esercizio nella danza “di stile”

Nell’immaginario collettivo la lezione di danza si struttura come una serie di esercizi in cui si imparano dei movimenti che appartengono ad uno stile codificato. Tendenzialmente quindi pensiamo che il “lavoro” che l’allievo o l’allieva deve compiere è quello di eseguire un movimento in relazione a qualcosa che è corretto, e che deve essere fatto in un certo modo. Un pas de bourrée è un pas de bourrée, e si fa in quel determinato modo.

Se pensiamo ad una lezione di danza classica alla “sbarra” ad esempio ci immaginiamo una serie di esercizi consecutivi dove la finalità è quella di ottenere sempre un maggior controllo sul corpo (sui muscoli, sulla postura, sul movimento da eseguire) per riuscire a comporre una certa posizione o un certo gesto all’interno di una prestazione che potremmo definire prima di tutto fisica.

In questo caso tutti i movimenti sono costruiti e ridefiniti costantemente sulla base di una serie di assestamenti, correzioni, ripetizioni che si riferiscono a “giusto” o “sbagliato”, quindi il “rifare” un determinato esercizio sarà sempre vissuto come un tendere a un ideale piuttosto che rivivere un’opportunità concreta nuova e personale di movimento.

Io sono convinta che questo approccio abbia il limite di mettere immediatamente chi vuole imparare a danzare nella condizione di dover giudicare incessantemente il suo movimento e di tenere un’osservazione molto rigida e severa sul suo agire. Ogni gesto sarà accompagnato da una qualche domanda sull’esattezza che diventerà una sorta di “interferenza” per il corpo che si troverà sempre a dover inseguire un risultato piuttosto che a vivere un processo.

Mi sto muovendo in modo giusto? il mio piede rimane nella posizione corretta mentre muovo la parte superiore del corpo? Dove deve stare il mio sguardo quando sposto la testa? Cosa sta comunicando il mio gesto in questo momento?”

Data la complessità che richiedono certi movimenti o certe sequenze di movimento è chiaro che se la mente è impegnata esclusivamente nel controllo e nella continua verifica di quello che si sta eseguendo anche la qualità del movimento ne risentirà. Quando ci è chiesto di rispondere ad un ideale è chiaro che il risultato per quanto soddisfacente sarà sempre legato a uno sforzo, a una pre – occupazione. Nel momento in cui invece non sarà considerato sufficientemente buono genererà frustrazione.

Questa convinzione di dover stare solo nella “concentrazione” è una dei pregiudizi più grandi che mi trovo a dover combattere come insegnante. Spesso è nella distrazione che si genera il movimento autentico.

Quindi durante una lezione di danza contemporanea non c’è uno stile da imparare a memoria (che è costituito da una serie di movimenti precostituiti), non si fanno esercizi ripetitivi per riuscire in un movimento “bello”, non c’è un giudizio su se stessi, non c’è un tendere a qualcosa, non c’è un confronto con gli altri e non c’è un corretto o non corretto cui riferirsi.

Liberazione dallo schema

La danza contemporanea fin dai suo esordi si è posta proprio la questione della liberazione dallo stile. Lentamente, con il passare del tempo, si è usciti progressivamente dalle posizioni canoniche dello stile classico per abbracciare nuovi schemi di movimento più morbidi e più liberi dove il range e i pattern gestuali aprivano a nuove (rivoluzionarie) possibilità: muoversi al suolo, cedere alla gravità, curare il passo naturale.

Una delle rivoluzioni più eclatanti ed evidenti nella storia della danza è stata la possibilità di negare o modificare lo schema classico per esplorare gesti nuovi che parlassero in qualche modo di un mondo meno perfetto ed etereo di quello sostenuto dalla danza classica, un mondo che contemplava la complessità, l’ambiguità, il negativo e che abbracciava un modalità di racconto meno narrativa e più simbolica.

A un certo punto, ad esempio, si è potuti semplicemente cadere in scena.

Così, piano piano, è diventato ammissibile che un gesto potesse essere anche non estetico, strano, persino osceno.

Il movimento nella danza contemporanea oggi è quindi quello che nasce dall’esperienza di quel momento specifico in quel luogo specifico, cioè, di fatto, all’interno della lezione. In questa visione quindi tutti i movimenti hanno diritto di cittadinanza purché siano vissuti e partecipati, ovvero portatori di un’intenzione precisa che da creativa può diventare persino poetica.

Qualsiasi schema può essere in qualsiasi momento creato e sciolto, per permettere al movimento di rinnovarsi continuamente sulla base di nuovi presupposti.

L’importanza della destrutturazione

La destrutturazione, intesa come presa di distanza e spesso abbandono da uno schema già conosciuto, è uno dei principi cardine della danza contemporanea. Per questa ragione ogni lezione deve necessariamente iniziare con una pratica che porti fuori chi danza da un giudizio o da un commento su di sé.

L’allievo deve prendere contatto con il mondo percettivo e sensibile e depotenziare il controllo razionale che tende a incasellare, nominare, confrontare. Iniziare la lezione con un esercizio che richiede una esecuzione ripetuta, non mette il corpo in uno stato di presenza.

Fuori dalla zona di comfort ognuno sarà invitato a portare l’attenzione su di sé e sulle sue parti e quindi a diventare più consapevole e partecipe di quello che accade dentro il suo corpo. Da lì poi inizierà un’esplorazione verso lo spazio esterno.

Questa entrata nel mondo percettivo può essere fatta da diverse “porte”: prestando attenzione al respiro, contattando la sensazione del proprio peso, percependo le aderenze alla superficie, ascoltando i micromovimenti della schiena.

Il principale lavoro all’interno di una lezione è quindi quello dell’attenzione esclusiva, della cura e della presenza piena dentro al proprio personale movimento che si sviluppa nello spazio e nel tempo.

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Un nuovo assetto per un nuovo mindset

La distesa al suolo rappresenta infatti una posizione inedita che ci riporta a sensazioni completamente diverse rispetto allo stare in piedi o seduti che è di fatto l’assetto che teniamo per la maggior parte del tempo.

Respirare o muoversi da distesi comporta un rilevante cambio di programmazione da parte del nostro cervello che viene investito da nuove informazioni: nella distesa al suolo una superficie molto grande del nostro corpo è a contatto con il pavimento (cosa che non avviene da seduti o in piedi), si perde la referenza dell’orizzonte e lo sguardo si proietta in una profondità infinita (quella del cielo, o di un soffitto bianco), l’assetto da distesi inoltre depotenzia il controllo mentre i volumi cedono alla dittatura incessante della gravità.

Intenzione e consapevolezza nell’azione

In questa consapevolezza il corpo diventa più disponibile e ricettivo ed è in grado di portare la propria intenzione dentro a un preciso compito fisico. A partire dall’ascolto chiunque potrà quindi muoversi e partecipare integralmente del proprio gesto: sentirlo, attraversarlo, assaporarlo.

Il movimento che nasce dalla percezione e che ci permettiamo di sentire, regala sempre la sensazione di essere pienamente vivi e di poter scegliere con precisione quale parte del nostro corpo movere, quale intenzione di movimento seguire, quale gesto portare nel tempo e nello spazio.

Solo a a partire da questa consapevolezza, da questo esserci, istante dopo istante, si può entrare in una complessità di movimento e quindi anche in una qualità che ci riporta al tema fondamentale del flusso.

Hai voglia di provare una lezione? Puoi prenotarla scrivendo a marta@dancinghouse.it.

Ecco le mie proposte:

I corsi si tengono in Dancing House. Se vuoi dare un’occhiata a quello che succede in sala puoi venirci a trovare su Facebook e sulla pagina Instagram.

firma di marta zacchigna

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Marta

Laureata Magistrale in Lettere e Filosofia e Diplomata al Centro Internazionale Movimento e Danza di Milano è danzatrice, insegnante di danza contemporanea, autrice e fondatrice del centro di ricerca Dancing House in Via del Monte 2 a Trieste. CONTATTI / marta@dancinghouse.it / +39 339 1952458

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